I prezzi del gas naturale in tutto il mondo sono aumentati parecchio negli ultimi mesi, raggiungendo in alcuni luoghi livelli record. In Europa e in Asia, i prezzi si sono aggirati intorno a più di quattro volte le loro medie a lungo termine ed equivalenti a oltre 200 dollari al barile di greggio. Sia i consumatori che le imprese hanno notato aumenti dei prezzi, in particolare verso la stagione del riscaldamento invernale, quando la domanda di gas naturale raggiunge tradizionalmente il suo picco.
La rapida crescita della domanda globale di gas naturale negli ultimi dieci anni – dunque iniziata ben prima e indipendentemente dalla pandemia – è stata guidata dalla sua versatilità [13]: possiede attributi unici per la generazione di energia, vantaggi come combustibile per riscaldamento e cottura e riveste un ruolo chiave nella produzione di cemento, fertilizzante, vetro e molti altri processi. Il gas naturale ha un profilo di emissioni relativamente basso, con circa la metà delle emissioni di anidride carbonica del carbone. L’utilizzo del gas naturale al posto del carbone favorisce riduzioni ancora maggiori di ossido di azoto, anidride solforosa e particolato. Per tutti questi motivi, il gas naturale è molto richiesto.
Ci sono molte ragioni per le quali in questi mesi i prezzi del gas naturale stanno aumentando a livello globale, e diverse regioni del mondo hanno diversi fattori dominanti. Ciò che abbiamo visto negli ultimi tempi è una rara confluenza di eventi che potrebbe essere considerata una “tempesta perfetta” nell’esercitare una pressione al rialzo sui prezzi globali del gas naturale. Peraltro, pure in Cina si è verificata nella seconda metà del 2021 una “tempesta perfetta”, che ha portato a grossa carenza di elettricità ed a pesanti blackout elettrici; ma, come ho illustrato in un mio precedente articolo [14], le cause della crisi energetica cinese sono state molteplici (v. figura), non si limitano all’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche (in quel caso, del carbone, da cui la Cina ancora fortemente dipende).
Come spiega Dustin Meyer, vice-presidente del Mercato gas naturale dell’American Petroleum Institute (API): “Quello che abbiamo visto di recente è che la domanda globale del gas naturale è aumentata insieme alla ripresa economica dalla pandemia. Dopo un 2020 anomalo, il 2021 ha rappresentato il ritorno a un trend storico decennale di forte crescita della domanda globale di gas. Tuttavia, mentre la domanda è aumentata, l’offerta globale di gas naturale è rimasta sostanzialmente piatta, il che esercita naturalmente una pressione al rialzo sui prezzi. E in quasi tutte le regioni della domanda, una serie di fattori individuali si sono combinati per lasciare i mercati globali piuttosto carenti di offerta”.
“Guardiamo la Cina”, spiega ancora Meyer, “da tempo il più grande motore al mondo per la crescita della domanda di gas naturale. Quest’anno la domanda di gas naturale in Cina è aumentata di circa il 20% su base annua, il che è sorprendente. In Sud America, la bassa produzione di energia idroelettrica ha portato a un aumento della domanda regionale di gas ed a una maggiore pressione al rialzo sui prezzi. Nell’Europa nordoccidentale, la produzione eolica offshore inaspettatamente bassa ad agosto e settembre ha aumentato la domanda di gas nel settore energetico, esercitando pressioni al rialzo sui prezzi” [13].
Inoltre, il gas naturale spesso compete nella produzione di energia con il carbone, a cui alcune regioni tornano quando i prezzi del gas aumentano. Tuttavia, anche i prezzi globali del carbone sono aumentati notevolmente quest’anno. L’aumento dei prezzi di luce e gas e dei carburanti è dovuto, quindi, all’aumentare della domanda internazionale di gas, petrolio e suoi derivati, ed è accentuata dalla speculazione da parte degli investitori finanziari che non sono interessati alla consegna “fisica” e che sfruttano il cosiddetto “contango” (che permette ad alcuni investitori di acquistare petrolio oggi, immagazzinarlo, bloccare quel prezzo e venderlo mesi dopo con un enorme profitto).
La situazione complessiva sottolinea l’importanza del rimanere indipendenti dal punto di vista energetico anziché fare affidamento sulle importazioni. Non è passato molto tempo da quando si prevedeva che gli Stati Uniti sarebbero stati il più grande importatore di gas al mondo, ma la situazione è cambiata radicalmente negli ultimi 10 anni grazie alla rivoluzione dello scisto (in realtà ora gli Stati Uniti sono tra i più grandi esportatori di gas al mondo). L’Italia, invece, ha puntato forte sul gas da importazione per la transizione energetica verso le rinnovabili e ora paga un conto salato, anche perché nel frattempo altri Paesi hanno avuto la stessa idea per la transizione e quindi i prezzi di questa materia prima saranno sempre più alti per la concorrenza nella domanda (a prescindere, dunque, dalla speculazione finanziaria).
E non pare trattarsi di una situazione contingente. I prezzi delle materie prime hanno storicamente eseguito cicli che spesso si svolgono nel mondo di un determinato mercato – il prezzo del petrolio greggio, ad esempio, può aumentare mentre quello del mais crolla – ciascuno per ragioni separate. Ma cosa succede se un gruppo di materie prime si unisce alla festa nello stesso momento? Ciò è chiamato un “superciclo” delle materie prime e vari professionisti del mercato ritengono che ora ne siamo all’inizio [28, 29]. Ciò, non sarebbe una novità, poiché ciò è già successo dopo la SARS del 2003, culminando con la grande crisi finanziaria del 2008, anno in cui il prezzo del greggio toccò la cifra record di 147 $ al barile.
Andamento storico dell’indice dei prezzi delle materie prime (include sia carburanti che metalli e altri tipi di commodities). Si vede molto bene il “superciclo” iniziato proprio dopo l’epidemia di SARS del 2003 e culminato nel 2008, quando il petrolio (e altre materie prime) erano “alle stelle”, a seguito della grossa crisi bancaria innescata da quella dei mutui sub-prime, avvenuta nel 2007 negli Stati Uniti.
I dati, d’altra parte, sembrano parlare chiaro. Il rame e altri metalli industriali sono già aumentati enormemente di prezzo, così come i semi di soia. Pare che la crescente domanda globale di cibo, petrolio e metalli, così come la domanda di automobili e cibo in Cina, stiano guidando un nuovo superciclo che potrebbe durare nel tempo, con tutte le conseguenze del caso [30]. Infatti, oggi non è necessario scambiare fisicamente materie prime per trovare opportunità in un superciclo, ovvero per fare speculazione, ma ciò non fa altro che incrementare ulteriormente il problema, come avvenne già nel periodo 2003-2008.
Perché la bolletta energetica può dare il “colpo di grazia” a famiglie ed imprese
A questo punto abbiamo tutti gli elementi per poter capire quali sono le cause dell’aumento della bolletta energetica degli italiani e per poter fare delle valutazioni qualitative e (volendo) quantitative. In pratica, le cause possono essere riassunte – essenzialmente – nelle seguenti:
- mix squilibrato delle fonti disponibili (largamente pesato sul gas naturale), aggravato dal riscaldamento globale (minore disponibilità di generazione idroelettrica);
- dipendenza dall’estero per materie prime (gas, petrolio) e, in misura minore, energia elettrica, in conseguenza dei referendum sulle trivelle (2016) e sul nucleare (1987);
- peso elevato delle imposte (sul valore aggiunto, o IVA) e delle accise (imposta erariale di consumo), e molte attività non sanno di aver diritto ad accise del gas ridotte;
- peso assai elevato degli oneri di sistema (dismissione centrali nucleari; incentivi a rinnovabili e “assimilate”; oneri per il bonus elettrico; promozione efficienza energetica, etc.);
- passaggio al mercato libero, per di più reso (senza alcuna ragione valida) obbligatorio, cosa che ha fatto (e farà ancora) aumentare le bollette di famiglie e piccole attività / PMI;
- riforma delle tariffe elettriche per gli utenti domestici, che ha colpito pesantemente le famiglie che consumavano meno (che in genere sono le più povere), sfavorendo le rinnovabili;
- crescente morosità dovuta ai costi sempre più insostenibili, ma che è pagata in bolletta dagli altri utenti, innescando un pericoloso circolo vizioso che impatta su clienti e fornitori;
- il meccanismo di formazione del prezzo sulla Borsa elettrica, che usa la fonte di generazione più cara per determinare il prezzo da applicare a tutti gli altri impianti, rinnovabili comprese;
- costi di produzione delle centrali elettriche che devono marciare anche se inefficienti, vecchie e più inquinanti per garantire la sicurezza del sistema in determinate aree del Paese;
- elettrodotti inefficienti, con i “no” dei comitati Nimby contro la posa di nuove infrastrutture ed i ricorsi ai TAR che rallentano l’installazione di nuove linee.
Si noti che tutte queste cause si possono senz’altro definire strutturali, non congiunturali. Dunque, se si eccettua la variazione stagionale nel corso dei 12 mesi dell’anno e alcune specifiche situazioni contingenti legate alla ripartenza post-pandemia, il trend a lungo termine dei prezzi dell’energia è chiaro e il destino delle nostre bollette future segnato, se non si procede a una revisione globale della politica energetica, dal Piano energetico nazionale alla tariffazione di luce e gas, che con il peso esagerato degli oneri di sistema (per cui la componente energia pesa meno del 50% in bolletta) non incentiva di certo l’adozione di fonti rinnovabili e dunque la tanto sbandierata “transizione energetica”.