Offerte luce a prezzo fisso o variabile: le differenze

Quando si sceglie o si confronta un’offerta luce, ovvero di fornitura di energia elettrica, la prima cosa da guardare è il prezzo della componente energia, l’unica su cui il venditore ci può realmente fare uno sconto. Ciò, però, pone la maggior parte dei consumatori di fronte a un grosso dilemma: la scelta fra offerte luce a prezzo fisso e offerte a prezzo variabile, ovvero indicizzato all’andamento del mercato elettrico. È un po’ come scegliere fra mutui a tasso fisso e variabile. Vediamo quindi in dettaglio come funzionano, e quali sono le differenze, fra le due tipologie di offerte, con relativi vantaggi e svantaggi. 

Come è noto, le componenti tariffarie della bolletta elettrica sono quattro: (1) la spesa per la materia energia; (2) la spesa per il trasporto e la gestione del contatore; (3) le imposte, ovvero l’Iva e l’accisa; (4) la spesa per gli “oneri di sistema” (messa in sicurezza del nucleare, contributi per le tariffe elettriche alle ferrovie ma soprattutto per le energie rinnovabili, etc.). Il prezzo di vendita della materia prima energia (1) agli utenti del mercato libero è oggetto della libera trattativa tra le parti.

Come possiamo vedere dal diagramma a torta presente in molte bollette elettriche, il prezzo della componente energia è una delle voci di spesa che pesano maggiormente nella bolletta stessa, rappresentando oltre il 40% dell’intero importo. Nel libero mercato, il costo della materia prima, o quota energia, rappresenta il fattore che differenzia maggiormente le offerte delle varie compagnie , essendo lo strumento più efficace per attirare a sé un maggior numero di utenti.

In genere, il fornitore del mercato libero quota una terna di prezzi della componente energia per le 3 fasce F1, F2 e F3 (o una coppia, se adotta le fasce peak/off peak). Tali valori possono essere fissi per tutta la durata del contratto o, più probabilmente, indicizzati ad un parametro che li lega all’andamento del costo del petrolio (da cui i costi di produzione dell’energia nelle centrali termoelettriche ad olio combustibile e a gas dipendono in maniera più o meno diretta) o al prezzo sulla Borsa elettrica (PUN).

Nelle offerte a prezzo fisso, il costo della materia prima viene determinato univocamente in fase di negoziazione e del contratto e poi rimane in qualche modo “blindato” per tutta la durata della fornitura (tipicamente annuale, ma può essere anche per 24 mesi, cioè 2 anni). L’adesione ad una offerta a prezzo fisso può essere gradita al cliente finale, sostanzialmente per due ordini di motivi: (1) Definizione a priori del budget di spesa; (2) Copertura dal rischio di salita dei prezzi.

Le offerte a prezzo fisso possono prevedere una tariffa monoraria o bioraria. Se si sceglie una tariffa monoraria, il prezzo della materia prima sarà applicato all’intera giornata, e rimarrà invariato per tutto il periodo definito dall’offerta. Nel caso si opti per una tariffa bioraria, saranno definiti costi diversi a seconda della fascia oraria di consumo, offerta che in genere prevede le fasce F1 e F2-F3. Il costo della materia prima previsto per le varie fasce resterà fisso per l’intero periodo previsto dall’offerta.

Il costo dell’elettricità è strettamente legato al mondo dei combustibili (ad es. petrolio e gas) perché buona parte di essa, nel nostro Paese, si produce a partire da idrocarburi. D’altra parte, le quotazioni a livello internazionale degli idrocarburi variano e dunque anche il prezzo a kWh oscilla verso l’alto o verso il basso, sebbene, naturalmente, non tutta l’oscillazione del prezzo dipenda dagli idrocarburi. Con un prezzo fisso, il cliente si mette al riparo dalle oscillazioni dei prezzi all’ingrosso dell’energia.

Invece, nelle offerte a prezzo variabile (o indicizzato, come si dice in gergo), il cliente acquista l’energia elettrica ad un prezzo contrattuale che varierà in base a come andranno i mercati all’ingrosso. i contratti variabili risultano ancorati in prevalenza al PUN, ovvero al “Prezzo Unico Nazionale”, che rappresenta la quotazione sui mercati dell’energia e, più precisamente, sulla Borsa elettrica. Pertanto, il mentre il prezzo fisso rappresenta un rischio, ciò non succede per l’acquisto indicizzato al PUN.

Inoltre, le offerte legate al PUN sono più economiche di quelle a prezzo fisso non solo perché il venditore non deve aggiungere al prezzo dell’energia un extra-margine per accollarsi il rischio di oscillazione dei prezzi, ma anche perché acquistare energia quotata al PUN non richiede che intermediari finanziari si collochino nel mezzo, cosa non possibile nel caso di quotazioni a prezzo fisso (o di altri tipi di indici), dove gli intermediari finanziari elaborano appositi strumenti per bloccare il prezzo.

Le tariffe dei contratti luce a prezzo indicizzato, risentendo delle variazioni del mercato all’ingrosso,  cambiano nel corso del tempo e sono determinate attraverso il meccanismo dell’indicizzazione. Per i clienti in regime di maggior tutela, il prezzo della materia prima cambia ogni trimestre sulla base delle indicazioni fornite da Arera, l’Autorità dell’Energia. In tal caso, il prezzo è definito sulla base di un indice che varia in funzione dei prezzi del mercato all’ingrosso del gas e del tasso di cambio euro/dollaro.

I fornitori di energia operanti sul libero mercato, invece, possono proporre delle offerte con tariffe indicizzate che, pur attenendosi ai prezzi definiti dell’Autorità, includono degli sconti oppure delle promozioni speciali. In alternativa, ogni fornitore può definire il prezzo della materia prima in base ad un indice “personalizzato”, che includerà tutti i fattori rilevanti per il singolo operatore. Pertanto, sarebbe utile sapere il tipo di indicizzazione usato da un determinato fornitore prima di sceglierlo.

Dunque, l’indicizzazione di un contratto di fornitura è l’elemento fondamentale da valutare (oltre, naturalmente, al prezzo), se si vuole evitare di sottoscrivere proposte di fornitura solo all’apparenza competitive. Sul mercato esistono diverse tipologie di indici costituiti da panieri di combustibili caratterizzati da diversi periodi di osservazione. In genere, gli operatori di mercato propongono degli indici basati su medie dei prezzi di combustibili su 12, 9, 6 e 3 mesi.

L’indicizzazione dell’offerta di un fornitore è contraddistinta, fra gli specialisti, da una codice a 3 cifre. Per esempio un’offerta indicizzata con “paniere Arera 9.2.3” significa che, per l’aggiornamento dei prezzi al variare del cambio euro/dollaro e del costo del paniere Arera di combustibili, si farà riferimento a: (1) Una profondità di calcolo della media pari a 9 mesi di fornitura; (2) Calcolata a partire dal 2° mese precedente al mese considerato; (3) L’indice in questione viene aggiornato ogni 3 mesi.

La tipologia di offerta con tariffa indicizzata più recente e maggiormente diffusa consiste nel definire il prezzo dell’elettricità pari al suo prezzo sulla Borsa elettrica (espresso dal PUN) + uno spread. Dato che il Prezzo Unico Nazionale (PUN) è pari alla media dei prezzi zonali del Mercato del Giorno Prima (MGP), esiste un valore del PUN per ogni ora e vi sono dunque tre possibili configurazioni di prezzo per tale tipo di indicizzazione: (1) PUN orario; (2) PUN per fascia; (3) Prezzo indicizzato a PUN.

Se il vostro fornitore di energia sul mercato libero vi fa un’offerta con l’indicizzazione prezzo di Borsa elettrica + spread, è quindi per voi molto facile contrattare il valore dello spread e verificare poi in bolletta (o nella vostra Area Clienti del portale web del fornitore, dove trovate le informazioni complete) che le promesse fatte siano state mantenute. Inoltre, fate attenzione al vostro profilo di prelievo giornaliero in caso di scelta di un’eventuale offerta indicizzata, in particolare, al PUN orario.

Puoi trovare maggiori informazioni sull’argomento e, soprattutto, abbattere notevolmente la tua bolletta energetica con la guida pratica alla scelta del fornitore luce e gas sul mercato libero, che puoi trovare qui. Non capisco, infatti, perché in Italia si debba continuare a pagare l’energia più che in tutta l’Europa!



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