Spesa per oneri di sistema seconda casa alle stelle

Chi ha una seconda casa con forniture energetiche attive deve, dal 2017, fare i conti con bollette elettriche e del gas che, anche in caso di consumi pari a zero, presenteranno sempre un certo importo da pagare. Le bollette energetiche in questione, infatti, prevedono dei costi fissi, indipendenti dal consumo che vengono ripartiti sulle varie bollette nel corso dell’anno. Per quanto riguarda i clienti domestici non residenti con bassi consumi energetici, i costi fissi rappresentano dunque una porzione molto rilevante della bolletta, che può rappresentare la quasi totalità nel caso di consumi prossimi a zero.

Infatti, come previsto dalla riforma decisa dall’Autorità per l’energia, dal 1° gennaio 2017 i clienti elettrici domestici non residenti devono pagare circa 20 euro al mese di base, anche senza consumi, come di solito accade per gran parte dell’anno nelle seconde case, spesso abitazioni al mare o in montagna. Così non stupisce che un utente abbia segnalato di aver notato un aumento di ben 135 euro all’anno nel 2017 nella bolletta elettrica per la seconda casa, nonostante i relativi consumi siano stati bassissimi.

Ciò è uno dei risultati dell’assurda riforma delle tariffe elettriche, che interessa i circa 30 milioni di utenti elettrici domestici italiani, e che prevede tre step progressivi – partiti il 1° gennaio 2016 – per arrivare alla totale eliminazione della “progressività” (che permetteva a chi consumava meno di pagare di meno, logica alla base del risparmio energetico) e allo spostamento degli oneri di rete e di sistema dalla parte variabile della bolletta, a quella fissa, quella cioè che non varia in base al consumo.

L’ultimo step della riforma tariffaria per i clienti domestici del settore energetico doveva scattare il 1° gennaio 2018 ma il Governo – complice la campagna elettorale – ha deciso di rinviare tutto di un anno, ovvero al 1° gennaio 2019. “Ciò per evitare maggiori ulteriori esborsi ai clienti, specie quelli con bassi consumi”, ha ufficialmente dichiarato l’Authority, affermando che “l’attuazione del terzo step della riforma comporterà inevitabili aumenti di spesa annua per larghe fasce della popolazione”.

Intanto la nuova riforma è stata già attuata in parte e dal 1° gennaio 2017 sono aumentati notevolmente i costi fissi per le seconde case. In rete è possibile trovare molte offerte riguardanti la componente energia della bolletta elettrica, ma i costi fissi comunque peseranno d’ora in poi molto nella bolletta delle seconde case (e dal 1° gennaio 2018 anche in quella delle prime case), per cui il risparmio sarà pressoché minimo, oltre alla penalizzazione per chi puntava sul fotovoltaico e sulle rinnovabili.

Con la riforma del gennaio 2017, delibera 582/2015/R/eel, l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico (oggi Arera) ha stabilito una nuova tariffa TD per i servizi di rete, quindi relativi al trasporto e alla distribuzione dell’energia elettrica, spostati sulla parte fissa: quello che comporta la riforma è quindi che i costi di rete risultano pagati semplicemente per la potenza impegnata e non più in base ai kWh consumati dal cliente. Un’assurdità evidente, ma incredibilmente così è.

In pratica, da gennaio 2017 non esistono più le vecchie tariffe D2 e D3, ma si ha un’unica tariffa TD per i servizi di rete: la TD si applica a tutti i clienti domestici, eliminando la distinzione tra clienti residenti e non residenti ed abolendo gli scaglioni di consumo. In precedenza, invece, erano previste tariffe (cioè costi non fissi ma variabili e proporzionali al consumo) regolate dall’Autorità più alte per le seconde case rispetto a quelle per gli immobili dove l’intestatario della bolletta era residente.

La portata dell’aumento è inversamente proporzionale ai consumi: chi consuma poco o niente nota un forte aumento, chi consuma molto (più di 2500 kWh/anno) paga di meno nel 2017 che nel 2016. Tuttavia, è ovvio che nel caso delle seconde case i consumi annuali sono solitamente molto bassi, per cui la novità si traduce in un vero e proprio salasso e le bollette nei periodi in cui la casa è disabitata possono aumentare tranquillamente del 200% (cioè raddoppiare), e in molti casi addirittura di più!

Il cosiddetto “break even”, o punto di pareggio, si colloca intorno a un consumo totale annuo tra i 2000 e i 2500 kWh. In pratica, chi ha pagato circa 600 € totali nel 2016 (corrispondenti appunto a un consumo compreso tra 2000 e 2500 kWh) pagherà grosso modo la stessa cifra anche nel 2017; chi invece ha consumato di meno, registrerà un aumento rispetto al 2016, mentre chi ha consumato di più noterà un certo risparmio (sempre nel caso che i consumi del 2017 siano pari a quelli del 2016).

Evidentemente, il forte incremento delle quote fisse colpisce gli utenti con i consumi energetici più bassi e in particolare quelli con i consumi pari o prossimi a zero. Perciò, vi sono state in Rete molte segnalazioni di lettori con la cifra ricorrente di 47,92 €, che corrisponde alla tipica bolletta bimestrale del 2017 per le utenze domestiche non residenti con consumi pari a zero, una bolletta che fino al 2016 costava circa 23 €. Vi è e quindi stato un incremento di circa 25 € nel 2017: praticamente è raddoppiata.

Così, ad esempio, sulle bollette Enel del 2017 non è cambiato solo il nome della intestazione della ditta fornitrice – ora si chiama Servizio Elettrico Nazionale per chi è in regime di maggior tutela – ma hanno aggiunto una nuova voce (parliamo all’epoca solo delle bollette delle seconde case, per essere precisi), che è: spesa per “oneri di sistema”. Per un consumo di 0 kWh (periodo gennaio-febbraio 2017) l’importo da pagare è di 22,50 euro per una fornitura con potenza impegnata di 2 kW.

Fino al 1° gennaio 2018, le componenti degli oneri di sistema (oggi ASOS e ARIM) presenti in bolletta erano ripartite nelle seguenti: A2 (oneri per il decommissioning delle centrali nucleari), A3 (incentivi alle fonti rinnovabili), A4 (agevolazioni per il settore ferroviario), A5 (ricerca di sistema), Ae (agevolazioni alle industrie energivore), As (oneri per il bonus elettrico), UC4 (imprese elettriche minori), UC7 (promozione dell’efficienza energetica), MCT (enti locali che ospitano impianti nucleari).

Dal 2012 al 2018 il prezzo delle bollette per l’energia elettrica è aumentato di continuo, intaccando di molto le tasche degli italiani. Un nucleo familiare medio ha visto lievitare il costo addirittura del 14,5% come rivela il Codacons. Ma ciò è “nulla” rispetto all’aumento che si avrà a seguito della totale eliminazione della progressività (per cui chi consuma di meno pagherà di più) e, in seguito con l’obbligo – più volte rinviato – del passaggio al mercato libero dell’energia dei clienti oggi in regime di maggior tutela.

Non è difficile dunque capire che questa riforma scellerata è voluta dalle lobby dell’energia, che vogliono cercare di impedire la transizione alle rinnovabili dei clienti domestici e, più in generale dei piccoli clienti, rendendo meno conveniente l’investimento in questo tipo di energie pulite e virtuose. Ma in questo modo, aumentando a dismisura i costi fissi, le lobby dell’energia pongono le basi affinché i propri clienti si stacchino completamente dalla rete in futuro, appena sarà loro (prima o poi) possibile.

Non stupisce quindi che le Associazioni dei Consumatori siano immediatamente scese in campo sostenendo che tale riforma non solo porterà a nuovi rincari sopratutto per la fascia debole della popolazione ma penalizzerà il risparmio energetico ed anche le fonti rinnovabili. Il tutto in un Paese come l’Italia dove l’inquinamento dell’aria prodotto dalle fonti energetiche di tipo tradizionale provoca ogni anno nella popolazione decine di migliaia di morti per tumore e per altre gravi patologie.

Puoi trovare maggiori informazioni sull’argomento e, soprattutto, abbattere notevolmente la tua bolletta energetica con la guida pratica alla scelta del fornitore luce e gas sul mercato libero, che puoi trovare qui. Non capisco, infatti, perché in Italia si debba continuare a pagare l’energia più che in tutta l’Europa!

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