La tariffa “BTA per usi diversi dalle abitazioni” (dove la sigla BTA sta per “Bassa Tensione Altri usi”) è una tariffa destinata ai clienti non domestici connessi in bassa tensione. Pertanto, la BTA è la tariffa di riferimento per l’azienda o per il contratto luce di un piccolo negozio, ma viene anche applicata al secondo contatore a volte presente nelle abitazioni, ad esempio nel garage. Per le utenze domestiche, invece, attualmente è presente un’unica tariffa, chiamata TD, o tariffa unica. Per chi vuole usare una pompa di calore è dunque ancora conveniente richiedere la tariffa BTA per pompe di calore?
Si noti che l’impiego domestico di un secondo contatore con tariffa BTA era giustificato dal fatto che il contratto domestico standard (3 kW, con tariffa domestica o TD) non è sufficiente per sostenere la potenza assorbita da una pompa di calore. D’altra parte, il passare a un contratto di potenza superiore prima della riforma tariffaria faceva crescere sensibilmente i costi medi per kW, specie per i costi fissi, per non parlare dell’aumento progressivo del prezzo dell’energia elettrica all’aumentare dei consumi.
In tal caso, le simulazioni sulla spesa annua con un contratto standard e uno con tariffa BTA dimostravano che l’attivazione del secondo contatore con tariffa BTA per una pompa di calore era conveniente nella maggior parte delle applicazioni dove si usa la pompa di calore come generatore principale per la climatizzazione invernale; naturalmente, l’utilizzo della stessa anche per il condizionamento estivo e/o per la produzione dell’acqua calda sanitaria aumentava ulteriormente il vantaggio economico.
Tuttavia, grazie alla riforma tariffaria in questione, il cambio di potenza del contatore ha oggi un costo “ridotto” rispetto al passato, e pure tutta la procedura di aumento del carico massimo di potenza è stata semplificata ma, soprattutto, resa più economica e meno gravosa. In pratica, ora gli scatti con cui si può aumentare la potenza del contatore sono di 0,5 kW fino a 6 kW di potenza, e di 1 kW oltre i 6 kW. Inoltre, l’aumento di 1 kW di potenza costa circa 23/24 euro l’anno in bolletta per ogni kW.
Inoltre, con la nuova tariffa domestica TD, per le famiglie che sono grandi consumatrici di energia (almeno 3.100 kWh annui) all’aumentare del consumo di energia elettrica corrisponderà un risparmio rispetto alle bollette degli scorsi anni. Infatti, grazie alla nuova tariffazione aumentare il numero dei kWh consumati diventa meno oneroso rispetto al passato, favorendo l’acquisto di apparecchiature energivore, quali ad es. le pompe di calore ed i sistemi di ricarica delle batterie delle auto elettriche.
La tariffa TD ha sostituito, dal 1° gennaio 2017, la tariffa D1, una tariffa agevolata per le utenze domestiche (con pompe di calore) in vigore dal 1° luglio 2014 e più bassa rispetto alla tariffa BTA per le pompe di calore (che inoltre richiede la costosa installazione di un secondo contatore). L’introduzione della tariffa D1 a livello sperimentale è stata il primo passo verso la suddetta riforma tariffaria, destinata a portare all’uso di tale tariffa anche per altre tecnologie efficienti: auto elettriche, fornelli a induzione, etc.
La tariffa sperimentale D1 era rivolta ai clienti domestici che utilizzavano pompe di calore elettriche “efficienti” come unico sistema di riscaldamento dell’abitazione di residenza. In pratica, si intendono pompe di calore efficienti i sistemi che rispettano i requisiti prestazionali minimi di cui all’Allegato H del decreto 19 febbraio 2007 (già richiesti per accedere alle detrazioni fiscali del 55%/65%) o, in alternativa, i criteri di ammissibilità di cui all’Allegato II del decreto 28 dicembre 2012.
Pertanto, con l’introduzione della tariffa TD (che per la precisione è partita dal 1° gennaio 2017 per gli utenti domestici non residenti ma per quelli residenti soltanto dal 1° gennaio 2018), i clienti domestici che vogliono usare una pompa di calore oggi non hanno più necessità di installare un secondo contatore e di richiedere la tariffa BTA: infatti la tariffa TD, come la BTA, fa sì che il costo dell’energia a kWh sia sempre lo stesso, senza scaglioni di consumo e non più progressiva all’aumentare dei consumi.
Tuttavia, la famiglia media italiana, che consuma 2.700 kWh annui secondo i dati Istat, è penalizzata da questa riforma tariffaria. Infatti, le utenze domestiche residenziali la cui potenza impegnata è al di sotto dei 3 kW e che dunque in precedenza utilizzavano la tariffa D2, con il passaggio alla tariffa TD subiscono un aumento standardizzato di 64 € annuali se il loro consumo è inferiore ai 1.800 kWh, che si dimezza se il consumo arriva a 2.700 kWh, che è il consumo tipico della famiglia media in Italia.
È utile sapere che la tariffa BTA fa uso non solo di differenti prezzi a seconda della fascia oraria (per cui richiede un contatore elettronico), ma permette anche di definire la potenza impegnata, suddivisa in fasce dalla 1 alla 6 per potenze inferiori a 1.5 kW fino a potenze superiori ai 16,5 kW. Per fare qualche esempio, la tariffa BTA1 è quella relativa a una potenza impegnata inferiore o al massimo uguale a 1,5 kW. La tariffa BTA più alta, invece, è la BTA6, che prevede una potenza superiore a 16,5 kW.
La tariffa BTA è una tariffa trioraria con una “Quota fissa” per ogni mese del trimestre e una “Quota energia” che varia nelle tre fasce F1, F2 e F3. La fascia F1 (ore di punta) è quella lun-ven dalle 8.00 alle 19.00, escluse festività nazionali; la fascia F2 (ore intermedie) è quella lun-ven dalle 7.00 alle 8.00 e dalle 19.00 alle 23.00, sabato dalle 7.00 alle 23.00, escluse festività nazionali; infine, la fascia F3 (ore fuori punta) è quella lun-sab dalle 23.00 alle 7.00 e la domenica e i festivi tutta la giornata.
Il prezzo dell’energia nella tariffa BTA è definito dall’Autorità per i clienti in regime di Maggior Tutela, a cui possono accedere piccole aziende, negozi e professionisti con partita Iva. Ma si può essere allacciati alla rete in BTA anche sul mercato libero. Secondo la relazione annuale 2017 dell’Autorità (Arera), la fetta di clienti allacciati alla rete in BTA ha aumentato il proprio livello di concorrenzialità, anche se con risultati ancora inferiori a quanto rilevato per i clienti in “Media Tensione Altri usi”.
La scelta sul mercato libero della tipologia di tariffa elettrica – monoraria, bioraria o multioraria, quale la BTA è – risulta essere strettamente collegata al proprio consumo medio annuo e, soprattutto, alle modalità di utilizzo dell’energia elettrica. In particolare, per poter comprendere quale tariffa possa essere la più conveniente tra le diverse fasce orarie proposte, bisognerebbe valutare per prima cosa quali sono gli orari in cui si fa un maggiore o un minore consumo di energia (profilo di consumo).
Per i consumatori domestici e non, i parametri che si devono prendere in considerazione per comprendere quale tariffa scegliere sono soprattutto il consumo totale e la distribuzione dei consumi durante la giornata. Perciò, prima di scegliere un tipo di contratto piuttosto che un altro è fondamentale effettuare queste importanti valutazioni. Ad ogni modo, per chi ha più del 60% dei consumi concentrati nelle ore notturne o nei giorni di festa, le tariffe BTA sono senza dubbio molto convenienti.
In pratica, hanno accesso alla tariffa BTA nel servizio di maggior tutela i seguenti utenti: (1) Piccoli consumatori non domestici come garage e condomini; (2) Tutte le piccole imprese con i seguenti requisiti: (a) meno di 50 dipendenti; (b) un fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore a 10 milioni di euro; (c) punto di prelievo connesso in bassa tensione. Nel 2015, circa il 50% degli utenti che usufruivano della tariffa BTA si approvvigionava sul mercato libero, gli altri erano in Maggior Tutela.
Puoi trovare maggiori informazioni sull’argomento e, soprattutto, abbattere notevolmente la tua bolletta energetica con la guida pratica alla scelta del fornitore luce e gas sul mercato libero, che puoi trovare qui. Non capisco, infatti, perché in Italia si debba continuare a pagare l’energia più che in tutta l’Europa!